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mercoledì 3 ottobre 2018

RAPIDA ASCESA ALL’INTERNO DEL PD PER IL NEO TESSERATO CARLO CALENDA




Firenze, 3 ottobre 2018
RAPIDA ASCESA ALL’INTERNO DEL PD PER IL NEO TESSERATO CARLO CALENDA
L’uomo che viene dalla società civile e che si sente ancora come un “corpo estraneo” del Partito Democratico da più di un sondaggio risulta al terzo posto nella classifica dei“leader” più apprezzati dagli elettori del Partito


Carlo Calenda - classe 1973, sposato, quattro figli, ex dirigente di azienda, ex Ministro dello sviluppo economico dei governi Renzi e Gentiloni oltre che, in precedenza, Vice Ministro nello stesso dicastero nel governo Letta - è uno dei nuovi volti del PD.

L’ex Ministro si è iscritto al Partito Democratico all’indomani della storica sconfitta elettorale del 4 marzo. Per effetto di questa decisione, molti esponenti del Partito lo hanno ringraziato pubblicamente: da Maurizio Martina a Ettore Rosato, da Piero Fassino a Paolo Gentiloni.

A sei mesi di distanza, l’uomo che viene dalla società civile, stando a diversi sondaggi (sondaggio Izi, divulgato il 25 settembre, esondaggio Ipsos per RaiNews24, pubblicato il 1° ottobre), sarebbe al terzo posto tra i leader che risultano più popolaritra i simpatizzanti del Partito Democratico.

Calenda è apprezzato negli ambienti dei poteri economici, grazie al buon lavoro svolto in Ferrari e in Sky nonché, più recentemente, all’interno di Confindustria. Al contempo però, è stimato anche dalla classe operaia, per le sue battaglie, quando era ministro, contro le multinazionali che trasferiscono il lavoro all’estero. 

Se scontate appaiono le simpatie raccolte tra le élite del Paese, avendone fatto parte fin dai primi anni della sua carriera professionale, meno atteso risulta essere l’interesseraccolto all’interno delle fabbriche.

Non è sicuramente da ingenui considerare un esponente della “società bene” persona capace di farsi interprete delle necessità dei più deboli, politico in grado di dare voce agli ultimi e ai penultimi della società; Calenda non sarebbe certo il primo a ricoprire questo ruolo.

D’altronde non erano né operai né braccianti agricoli neppure Giacomo Matteotti - laureato in legge e giornalista - e Giorgio La Pira - docente universitario a Firenze -. Non proveniva dai ceti popolari neppure il leader più amato dagli operai, Enrico Berlinguer, che discendeva addirittura da una famiglia nobile sarda. 

E’ certo che Carlo Calenda è riuscito ad attirare l’attenzione su temi tipicamente di sinistra, come quello del lavoro, molto più di quanto abbiano fatto altri leader storici del Partito Democratico e della stessa minoranza di sinistra, erede del Partito Comunista.

Il successo di Carlo Calenda trova probabilmente spiegazione nella sua capacità di ascoltare le richieste di tutti e, soprattutto, di coloro che hanno difficoltà a farsi sentire,incontrando gli operai delle fabbriche che rischiano la chiusura,nonché grazie alla sua “attiva interazione” nei social network.

Considerato che si parla di un neo iscritto, il risultato fotografato dai recenti sondaggi va considerato indubbiamente un successo. Secondo il Sondaggio Izi, Carlo Calenda raccoglierebbe il 13,1% degli apprezzamenti di coloro che si dichiarano elettori del centro-sinistra.  

Calenda sarebbe dunque superato solo da Nicola Zingaretti, che svetterebbe col 28%, e dal “rottamatore” Matteo Renzi, secondo in classifica con il 15,5%. Dietro a Carlo Calenda ci sarebbero,invece, diversi leader storici della sinistra italiana, come l’esponente del Leu, Pier Luigi Bersani, che avrebbe raggiuntoil 12,5%, il segretario PD Maurizio Martina, che sarebbe dietro al 10,3% e l’ex presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, che raggiungerebbe solo il 7,5%.  

Secondo questo sondaggio, non rientrerebbero tra i preferiti dagli elettori del centrosinistra esponenti del Partito Democratico come Gianni Cuperlo, membro delladirezione nazionale del Partito, l’ex presidente del consiglio Paolo Gentiloni e neppure il leader della minoranza “Dems” ecandidato alle ultime primarie, Andrea Orlando.

Secondo il più recente sondaggio Ipsos per RaiNews24, Carlo Calenda raggiungerebbe addirittura il 22% e sarebbe più apprezzato dell’attuale segretario Maurizio Martina, che seguirebbe al 15% e dell’ex segretario Matteo Renzi, che raccoglierebbe solo il 12%. Davanti a Calenda ci sarebbero l’ex premier Paolo Gentiloni, che otterrebbe il 29% dei giudizi positivi degli intervistati e Nicola Zingaretti, poco sottocon il 25%.

Ottimi risultati, dunque, per un neo iscrittocheè entrato nel Partito solo a marzo e che, stando alle parole dello stesso Calenda - in risposta al Tweet de “L’Altra Opinione” - riterrebbe tuttora di essere considerato “come un corpo estraneo”.

Forse questa sensazione di essere ancora oggi un “corpo estraneo” non deriva tanto dal giudizio dei simpatizzanti della sinistra - che, come abbiamo visto dai due sondaggi presi in esame, risulta essere premiante per Calenda - quanto dall’apprezzamento degli altri leader del suo Partito che, in questi ultimi periodi, hanno pochi motivi per cui esaltarsi.


di Sonia Modi
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sabato 21 aprile 2018

LA RICETTA DI ORLANDO: RIPARTIRE DALLA LOTTA ALLE DISEGUAGLIANZE




Firenze, 21 aprile 2018

LA RICETTA DI ORLANDO: RIPARTIRE DALLA LOTTA ALLE DISEGUAGLIANZE

Il 21 aprile a Firenze, Orlando riunisce la minoranza del Partito per analizzare con la base le ragioni della sconfitta elettorale e proporre la propria soluzione


O
rlando riunisce, sabato 21, la minoranza Dem della Toscana alla Casa del Popolo “San Quirico” di Firenze. In una stanza gremita di dirigenti e militanti provenienti da tutta la Toscana, si svolge un dibattito appassionato, ma ordinato. C’è voglia di esaminare le ragioni della sconfitta del 4 marzo e capire le soluzioni da adottare.

Dall’analisi della dirigenza regionale e degli iscritti al Partito emerge, in estrema sintesi, come possibile ragione della recente sconfitta lo scollamento del PD dalle problematiche maggiormente avvertite dalle classi più emarginate della società, da coloro che vivono quotidianamente il disagio abitativo, che affrontano il dramma della disoccupazione o del lavoro precario e mal retribuito o che fronteggiano la questione dell’accesso alla sanità e alle liste d’attesa. L’unico modo per il PD di tornare a vincere è, secondo la lettura della sua base, tornare a dare risposta a queste tematiche. 
 
Tuttavia, l’intervento più atteso è quello del leader della minoranza Dem, Andrea Orlando. Il Ministro della Giustizia uscente esordisce invitando i dirigenti del Partito a non aver paura di discutere, riflettere, di trarre tutte le conseguenze dei messaggi arrivati dal voto. Prosegue aggiungendo che bisogna ritornare a costruire percorsi comuni, facendo ripartire dal basso il dialogo del centrosinistra. Il Guardasigilli è convinto che il popolo della sinistra esista ancora ed abbia solo bisogno di essere riconosciuto ed ascoltato.

D’altra parte, visto il gran numero di partecipanti a questa assemblea e ad altre indette dalla minoranza in tutta Italia, sembra che effettivamente i militanti del Partito Democratico abbiano voglia di parlare, partecipare, discutere e contribuire al rilancio del partito.   

Il leader Dem ha precisato che vuole rimanere nel PD, prospettando la sua soluzione alle recenti sconfitte del 4 dicembre e del 4 marzo. Ha ribadito che si deve ripartire dagli esclusi e che il “Partito non può più essere il partito di tutti”, ma che deve dire a quali settori sociali dare priorità. In altre parole, per il Ministro “non si può stare con gli ultimi se non si ha il coraggio di criticare i primi”. 

Per il leader della minoranza, “prioritario per il PD è ricostruire dei rapporti con i settori popolari della società, con tutti coloro che si sono orientati in un’altra direzione”; questo, però, può avvenire solo se il Partito mette il tema della lotta alle diseguaglianze come tema principale della propria azione politica e solo qualora sia in grado di individuare una serie di strumenti che riducano le distanze che si sono incrementate all’indomani della crisi.

Per Orlando, centrale per il PD è ripartire dal lavoroin un periodo in cui il reddito da lavoro non è più in grado di garantire una vita dignitosa e, troppo spesso, non è più accessibile a tutti, lo Stato deve intervenire per integrare questo reddito; e ciò lo si può attuare, secondo il leader Dem, con la fiscalità progressiva e con gli interventi pubblici.
 
In altre parole, secondo la sua ricetta, bisogna intervenire per regolamentare i mercati e redistribuire la ricchezza. Ma a fronte della globalizzazione che crea enormi concentrazioni di ricchezza e potere, occorre una risposta europea per un fisco e un diritto del lavoro europeo.

Tuttavia, oltre al lavoro e alla questione della ridistribuzione della ricchezza, lo Stato deve intervenire ed occuparsi anche del disagio abitativo, per evitare nuove forme di povertà.

Orlando conclude il suo intervento passando ad esaminare il ruolo del PD all’interno del panorama politico italiano. A parere del leader Dem, il Partito Democratico ha ancora un ruolo, purché rimanga una forza di sinistra saldamente ancorata al socialismo europeo.
 
Indubbiamente la minoranza Dems ha l’aspirazione di passare da una fase critica ad una fase tesa a costruire una nuova maggioranza all’interno del PD. La strada sembra essere lunga, ma intanto Orlando, il 21 aprile a Firenze, ha individuato la sua prospettiva politica.

di Sonia Modi
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