Firenze,
6 agosto 2018
SVOLTA
NELLE INDAGINI SUL PARA' MORTO NEL 1999:L’IMPORTANTE CONTRIBUTO DELLA
COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA (2ª parte)
Grazie
al lavoro della Commissione, presieduta dall’On. Sofia Amoddio, sono state
riaperte le indagini sul caso Scieri
A
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d escludere il suicidio di Emanuele Scieri non
fu solo la famiglia, ma anche la Commissione Parlamentare d’Inchiesta
costituita ad hoc per fare luce sulla
morte del militare della “Folgore”; la Commissione venneistituita nel 2016 econcluse
i sui lavori nel dicembre scorso.
I nuovi elementi emersi dai lavori della stessa Commissione, elementi inerenti sia sulle responsabilità personali attorno alla morte del parà, sia sulla presenza in caserma di probabili e sistematiche pratiche di “nonnismo”, diedero quindi l’input per sollecitare la Procura di Pisa a riaprire le indagini.
All’epoca, la relazione della Commissione fu illustrata dalla Presidente, on. Sofia Amoddio (PD) secondo la quale “nella notte del 13 agosto 1999, dopo una lenta agonia, si spengeva Emanuele Scieri, un giovane avvocato che stava svolgendo il servizio di leva presso i parà della Caserma “Gamerra” di Pisa. All’epoca delle indagini, responsabilità e colpevoli rimasero ignoti; oggi, confidiamo che i nuovi elementi emersi, possano finalmente garantire giustizia. Lo dobbiamo alla famiglia di Scieri, al buon nome delle nostre forze armate e allo Stato”.
Nel dicembre 2016, la vicepresidente Stefania Prestigiacomo (FI), aggiunse che oramai il clima eracambiato, ma che“all’epoca, il “nonnismo” era all’ordine del giorno e gli episodi erano tollerati, coperti, ed in alcuni casi, sollecitati”.
I nuovi elementi emersi dai lavori della stessa Commissione, elementi inerenti sia sulle responsabilità personali attorno alla morte del parà, sia sulla presenza in caserma di probabili e sistematiche pratiche di “nonnismo”, diedero quindi l’input per sollecitare la Procura di Pisa a riaprire le indagini.
All’epoca, la relazione della Commissione fu illustrata dalla Presidente, on. Sofia Amoddio (PD) secondo la quale “nella notte del 13 agosto 1999, dopo una lenta agonia, si spengeva Emanuele Scieri, un giovane avvocato che stava svolgendo il servizio di leva presso i parà della Caserma “Gamerra” di Pisa. All’epoca delle indagini, responsabilità e colpevoli rimasero ignoti; oggi, confidiamo che i nuovi elementi emersi, possano finalmente garantire giustizia. Lo dobbiamo alla famiglia di Scieri, al buon nome delle nostre forze armate e allo Stato”.
Nel dicembre 2016, la vicepresidente Stefania Prestigiacomo (FI), aggiunse che oramai il clima eracambiato, ma che“all’epoca, il “nonnismo” era all’ordine del giorno e gli episodi erano tollerati, coperti, ed in alcuni casi, sollecitati”.
In
quegli anni, secondo gli atti della Commissione, nella caserma si sarebbero verificatigravi
atti di violenza (6 denunce alla Magistratura Militare da gennaio ad agosto
1999) non riconducibili a mere goliardate e – fatto che appare ancora più
inquietante – non sarebbero stati eseguiti i controlliin caserma con la serietà
necessaria a fare luce sulla situazione.
Il lavoro della Commissione Parlamentare d’Inchiesta “è andato oltre la categoria del “nonnismo”, con l’obiettivo di qualificare la disciplinaall’interno della “Folgore” e della caserma “Gamerra”, nella convinzione che proprio nelle falle e nelle distorsioni di questo sistema disciplinare si rintracciano elementi di responsabilità”.Queste furono le conclusioni della Presidente della stessa Commissione, rese note nella conferenza stampa del 27 settembre 2017.
Il lavoro della Commissione Parlamentare d’Inchiesta “è andato oltre la categoria del “nonnismo”, con l’obiettivo di qualificare la disciplinaall’interno della “Folgore” e della caserma “Gamerra”, nella convinzione che proprio nelle falle e nelle distorsioni di questo sistema disciplinare si rintracciano elementi di responsabilità”.Queste furono le conclusioni della Presidente della stessa Commissione, rese note nella conferenza stampa del 27 settembre 2017.
Tra
gli indizi che portarono la Commissione ad escludere sia l’ipotesi del suicidio
e sia quella della prova di forza, alla quale si sarebbe potuto volontariamente
sottoporre il giovane Scieri scalando la torretta, vi sarebbero: una scarpa
trovata troppo distante dal corpo, una ferita sul dorso del piede sinistro e
un’altra ferita al polpaccio sinistro. Questi elementi risultarono quindi del
tutto incompatibili con una caduta dalla torretta. Inoltre, Scieri avrebbe
avutotutto il tempo, nei giorni seguenti e in condizioni più sicure ed idonee,per
mettere alla prova la propria efficienza fisica:il posto era buio e non poteva
essere conosciuto dalla giovane recluta, essendo arrivato in caserma
quellostesso giorno.
Ed allora, cosa sarebbe accaduto? Partiamo dai
fatti: Emanuele Scieri iniziò l’addestramento presso la caserma Gen. Ferrante Gonzaga dei “Lupi della Toscana” di Scandicci,
al confine con Firenze. Terminato il periodo di addestramento, il 7 agostoprestògiuramento,
assieme alle altre reclute;alla cerimoniaassisterono anche i suoi familiari,
vale a dire i genitori e il fratello.
Assegnata la destinazione, la “Folgore”, il 13 agosto venne trasferito alla caserma “Gamerra” di Pisa, Centro Addestramento Paracadutisti, dove alla fine del corso avrebbe conseguito il brevetto diparacadutista.
Nel
documento elaborato dalla Commissione si ipotizzò che già qualcosa fosse successo
all’interno del pullman che quel 13 agosto trasferì Emanuele e le altre giovani
reclute dai “Lupi di Toscana” alla caserma di Pisa. Nonostante si fosse a metà
agosto, i ragazzi furonofatti viaggiare con i finestrini del pullman ben chiusi
e con il riscaldamento del veicolo acceso, seduti nella “posizione della
sfinge”.
La Commissione arrivò a concludere che Scieri
non fosse stato fin da subito accettato nel gruppo, forse perché più grande
d’età, forse perché laureato o perché praticante avvocato. E’ inoltre molto probabilmente
che Emanuele mal sopportasse quegli atti di sopruso.
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Una
volta arrivato alla nuova caserma, pranzò. Nel primo pomeriggio, dopo aver
ricevuto le prime istruzioni, Scieri fece un giro in centro con i suoi
compagni.
Alle
ore 18.00 circa, Emanuele cenò in mensa e successivamente, andò in libera uscita. Poi,
alle ore 22.15 circa, Scieri fece rientro in caserma in compagnia di alcuni commilitoni;
in particolare, con uno di questi siattardò a fumare una sigaretta lungo il
viale che costeggia il muroperimetrale della caserma, in prossimità della torre
di asciugatura dei paracaduti.
In
seguito, i giovani si separarono. Stando alle dichiarazioni della recluta che per
ultimo lo vide vivo, Emanuele rimase da solo in un luogo appartato e poco
illuminato, probabilmente perché voleva fare una telefonata. Il luogo dove i
due ragazzi si congedarono era situato all’altezzadel cortile, dove erano
collocati la torre di prosciugamento e il magazzino del casermaggio.
Al
contrappello delle 23.45 Scieri non si presentò. Nessuno lo rivide più vivo. Intorno
alle ore 13:50 del 16 agosto, il corpo fu ritrovato da quattro reclute
comandate ad effettuare un servizio di pulizia nella zona attorno alla torretta.
Nel pomeriggio dello stesso giorno, i Carabinieri
informarono la famiglia della morte di Emanuele. Il militare che telefonò
aggiunse che Emanuele era caduto da una torretta della caserma e che si poteva
ipotizzare un incidente oun suicidio.
Ma
dopo tanti silenzi, tanti “non ricordo” e
tanta omertà, fortunatamente ci sono state anche alcune testimonianze coraggiose
che hanno portato ad una terribile verità: “Scieri
è stato ucciso e non si è trattato né di un incidente, né tantomeno di
suicidio”. Lo disse Giuseppe Zuppulla (Liberi e Uguali–Movimento Democratico
e Progressista), deputato membro della Commissione.
Dal
lavoro della Commissioneemerse anche che il giovane fuoggetto di atti di
violento “nonnismo”. Secondo la ricostruzione fatta dai consulenti tecnici
dellafamiglia,risulterebbe che la giovane recluta venne aggredita e costretta a
salire dalla parte esterna della torretta - la parte priva di protezione - mentre
qualcuno, dalla parte interna, gli schiacciava le mani causando la perdita
della presa e provocando, in tal modo, la caduta. Dagli
atti esaminati dalla Commissione, emergerebbe che Emanuele sarebbe caduto da una
altezza compresa tra i cinque e i dieci metri.
La Commissione d’Inchiesta quindi, valutando gli elementi acquisiti nel 1999 dalla Magistraturaassieme ai nuovi elementi di indagine - acquisiti attraverso le audizioni, i consulenti,le Forze dell’Ordine e la Scientifica, la lettura dei ruolini dallacaserma “Gamerra” e dei fogli matricolari dei paracadutisti - riuscì ad arrivare laddove Magistratura Ordinaria e Militare non erano prima arrivate.
Nell’autunno
scorso, il Procuratore Capo della Procura di Pisachiese ed ottenne,da parte del
Giudice per le Indagini Preliminari,l’autorizzazione alla riapertura delle
indagini. In una conferenza stampa del 28 settembre 2017, il Procuratore Capo dichiarò
che: “la Commissione Parlamentare
d’inchiesta hasvolto un lavoro molto serio approfondito che certamente è
meritevoledi essere ripreso anche sotto il profilo giudiziario”.
Successivamente,
in data 7 ottobre 2017, anche la Procura Militare dichiarò alla stampa di volere
riaprire le indagini.
di
Sonia Modi
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