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lunedì 21 ottobre 2019

OTTOBRE 2019: E’ PARTITO DAL BINARIO DELLA STAZIONE LEOPOLDA “ITALIA VIVA”





Articolo pubblicato su:

https://www.linkiesta.it/author/sonia-modi/

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Firenze, 21 ottobre 2019

OTTOBRE 2019: E’ PARTITO DAL BINARIO DELLA STAZIONE LEOPOLDA “ITALIA VIVA”

“LEOPOLDA 10 - ITALIAVENTINOVE” ovvero l’anno zero di una nuova esperienza politica che punta, più che a sottrarre voti al Partito Democratico, a conquistare l’interesse di coloro che non si riconoscono più nelle attuali forze politiche



La stazione Leopolda, ultimata nel 1848, è stata la prima stazione ferroviaria costruita a Firenze. Deve il proprio nome al Granduca Leopoldo II, regnante in Toscana all’epoca dell’edificazione.
 
A quei tempi costituiva il capolinea della prima linea ferroviaria Firenze-Livorno. Ben presto, nel 1860, fu dismessa per il convergere della linea sulla stazione Maria Antonia - dedicata alla consorte del Granduca - che sorgeva negli spazi dell’attuale stazione centrale di Santa Maria Novella. Fu adattata l’anno seguente, su progetto dell’architetto Giuseppe Martelli, per ospitare la prima Esposizione Nazionale dell’Italia Unita. Oggi la Leopolda è uno spazio storico-artistico suggestivo ed unico nel suo genere, adibita a sede per incontri, congressi e varie manifestazioni.
 
Indubbiamente però nell’immaginario collettivo il nome Leopolda è legato a Matteo Renzi. Tutto incominciò nel lontano 2010, quando il giovane e rampante sindaco di Firenze lanciava provocatoriamente la “rottamazione” della vecchia classe politica. Dieci anni fa un ragazzo di Rignano insegnò all’intero polveroso e vetusto ceto politico italiano che c’era una generazione pronta a prendersi il futuro e la direzione del Paese, senza chiedere il permesso a nessuno. 
 
Nel frattempo molte cose sono cambiate e il giovane “rottamatore” fiorentino è cresciuto, ha fatto il presidente del Consiglio e, alla guida del Partito Democratico, è riuscito a farlo volare fino al 41% ma, nel giro di poco tempo, è riuscito anche a farlo sprofondare al 18%.
 
Ridotto a minoranza in un partito che a molti nel suo interno sembrava essere sordo alle richieste del ceto di centro, liberal moderato, Matteo Renzi ha deciso di fondare un suo soggetto politico, “Italia Viva”, e di lanciarlo proprio al consueto appuntamento autunnale fiorentino. 
 
Dunque, questo appena concluso è stato per la Leopolda un compleanno di cambiamento e di profondo rinnovamento. Questo è stato il primo anno fuori dal Partito Democratico, senza molti compagni di viaggio che - almeno per ora - hanno deciso di rimanere nel partito di origine.
 
Ma ascoltando le tante persone intervistate in questi tre giorni si poteva scorgerel’entusiasmo dei partecipanti per essere finalmente protagonisti attivi di una formazione politica nuova, innovativa, giovane e femminista. 
 
Tra le persone incontrate e disposte a rilasciare le proprie riflessioni a L’Altra Opinione ci sono stati Franco e Luigina, simpatizzanti di Renzi fin dal 2012, e venuti alla Leopolda da Lecco con il camper. La loro storia, la loro passione per la politica e la loro età anagrafica (settantenni) hanno commosso Maria Elena Boschi che li ha scelti per farli partecipare come volontari alla kermesse del 2019.
 
Luigina non è una militante qualsiasi: in passato è stata consigliere comunale a Lecco per il P.S.I., militando nella corrente lombardiana. Ha poi aderito, dopo lo scioglimento del Partito Socialista, al P.D.S., D.S. ed infine al P.D..
 
Nel Partito Democratico – ha precisato - non si è mai sentita a “casa propria” poiché c’era sempre chi non perdeva occasione per ricordarle le sue origini socialiste. Nel P.D. ha sempre avvertito la presenza di “tanti comunisti massimalisti”, mentre ora, in Italia Viva, si sente parte attiva di questo partito. 
 
Ma l’evoluzione politica di Luigina è comune a quella di molte altre persone di quella generazione intervistate da L’Altra Opinione e che ora, con Italia Viva, sentono di essere entrati - dopo tanti anni - in casa propria, di aver ritrovato finalmente un tetto, anzi – come ha precisato un’intervistata -  un “Castello”!
 
I giovani e i giovanissimi ascoltati da L’Altra Opinione – molti dei quali già impegnati in formazioni politiche giovanili  – sentono la politica tradizionale  troppo paternalistica. Le nuove generazioni chiedono ai politici di farli coinvolgere, superando i vecchi schemi. I Millennials vedono in Renzi un politico interessante da ascoltare poiché prospetta loro una idea di futuro per l’Italia. 
 
Tra i partecipanti a questa Leopolda c’era anche una rappresentanza di Volt Italia – il movimento politico transnazionale e progressista che propone un nuovo modo di fare politica e un approccio paneuropeo alle varie tematiche – interessati ad ascoltare le proposte concrete di questa nuova formazione politica per vedere se e come collaborare concretamente.
 
Ma le ragioni della nascita, le speranze e gli obiettivi di questo Partito sono state chiarite a L’Altra Opinione da Ada Lucia De Cesaris ex assessore all’Urbanistica e all’Edilizia Privata ed ex vicesindaco del Comune di Milano, avvocato e tra i primi a partecipare al nuovo soggetto politico -. Ha spiegato le motivazioni “molto serie e molto profonde” che hanno condotto al divorzio con il Partito Democratico e ha parlato di un progetto di futuro diverso da quello del vecchio partito di provenienza.
 
L’ex vicesindaco ha descritto Italia Viva come un partito che intende occuparsi innanzitutto di futuro, lavoro e impresa, un partito che vuole rivolgersi anche e soprattutto a tutti coloro che da troppo tempo non votano più, che  non hanno più fiducia nella politica e pensano che  la politica non possa modificare il loro futuro.
 
Si è soffermata sui tanti giovani che si sono avvicinati a questa nuova formazione politica e ha puntualizzato come Italia Viva voglia, insieme a loro, “costruire proposte e occasioni che riguardino i giovani stessi, ma anche la vita di tutti noi”.
 
Ada Lucia De Cesaris ha ricordato l’impegno che il nuovo Partito ripone nel ridurre le diseguaglianze tra donne e uomini. Non basta parlare di pari opportunità – prosegue l’ex vicesindaco - ma occorre “creare le occasioni per partire insieme e avere la possibilità di esprimere le proprie capacità, le proprie competenze e il proprio merito”
 
Sul fenomeno globale dell’immigrazione, Italia Viva ritiene che con la paura non si possa governare; l’accoglienza non può essere infinita, deve essere guidata e deve essere sempre accompagnata all’integrazione – evidenzia Ada Lucia De Cesaris - ma allo stesso tempo non si può mai perdere di vista l’umanità e la solidarietà, perché indubbiamente: “quelle persone in fondo al mare ce le abbiamo tutte dentro al cuore e se non ce le abbiamo non abbiamo capito niente”.
 
Ma è naturalmente Matteo Renzi, nel discorso di chiusura di questi tre giorni fiorentini, a tirare le fila di della Leopolda 10. Tracciando i contorni di Italia Viva nell’ambito liberale moderato dello scacchiere politico, ha fatto appello proprio a chi non crede alla “casa dei sovranisti” e chi non si riconosce neppure in una alleanza strutturale Partito Democratico-Cinque Stelle.
 
Non disconosce ed anzi rivendica di aver fatto un tratto importante di strada insieme al P.D.. E così - prosegue il leader della Leopolda -  il Partito Democratico non è un avversario di Italia Viva e, nonostante la nascita del nuovo partito, Zingaretti e Franceschini rimangono amici.
 
 Va detto che chi in questi ultimi dieci anni ha seguito tutte le Leopolde può dire come in questo luogo simbolico ci sia sempre stato lo spirito di un vento di cambiamento, diverso ed originale della politica italiana, anche quando Renzi era segretario del Partito Democratico o presidente del Consiglio. Ma, indubbiamente, questa Leopolda si è dimostrata essere diversa da tutte le altre precedenti, finalmente autonoma, non più ingabbiata all’interno di un Partito che – evidentemente - era diventato troppo “altro”. Ora, dopo il battesimo alla Leopolda, la scommessa ambiziosa di Renzi è quella di portare il neonato Partito a raggiungere un consenso a doppia cifra.

di Sonia Modi
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lunedì 14 gennaio 2019

COMITATI CIVICI DELLA LEOPOLDA RITORNO AL FUTURO





  

Firenze 14 gennaio 2019

COMITATI CIVICI DELLA LEOPOLDA RITORNO AL FUTURO

Il sogno di molti giovani di porre un argine alla paura, alla superstizione, all’ignoranza e all’arroganza è partito in tutta Italia



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i ricordate dei “Comitati Civici” lanciati da  Matteo Renzi e da Ivan Scalfarotto alla “Leopolda 9”? E soprattutto, che fine hanno fatto quei comitati che sembravano nascere da un progetto del passato ma che guardano al futuro? 
 
Quei “Comitati Civici di resistenza civile”, nati dalla tre giorni fiorentina, derivano da una terminologia non nuova e dal sapore cattolico ed anticomunista. Storicamente, questi comitati erano nati come delle organizzazioni finalizzate alla mobilitazione civico-politica dei cattolici italiani. Furono costituiti da Luigi Gedda, vicepresidente dell’Azione Cattolica, allo scopo di impostare la campagna elettorale del 1948 in funzione anticomunista. All’epoca, i “Comitati Civici” risultarono decisivi per l’esito elettorale, facendo passare i voti attribuiti alla Democrazia Cristiana dagli otto milioni del 1946 agli oltre dodici milioni e mezzo del 1948.

Oggi i comitati di Renzi hanno l’ambizione di creare uno spazio moderno di iniziativa politica, anche attraverso l’uso di una piattaforma Internet, che consenta di formare una rete capillare di comitati e di persone.  

Si è voluto creare uno spazio civico in modo da mettere assieme persone che abbiano voglia di reagire alla politica di questo esecutivo e - per dirla con le parole che Renzi ha pronunciato alla Leopolda – cittadini che vogliano combattere in prima persona “contro la mediocrità e la banalità del Governo (...) per tornare al futuro e farlo di corsa prima che si abbatta sull’Italia lo tsunami causato dalla spaventosa incapacità grillo-leghista.” La gente che lavora, che risparmia, che vuole bene all’Italia - ha più volte esortato dal palco dell’ultima Leopolda il leader di centro-sinistra - deve farsi sentire. E questi comitati sono lo strumento offerto dalla “Leopolda 9”.

I nuovi comitati vogliono tutelare e difendere l’Europa e la veridicità delle informazioni e - come si legge dal sito: www.comitatiritornoalfuturo.it – rappresentano “uno strumento per l’impegno civile in prima persona, per mettere in rete la propria passione, le proprie idee, la voglia di difendere la democrazia e quei principi costituzionali che abbiamo ricevuto in prestito da chi ci ha preceduto perché fossero trasmessi a chi verrà dopo di noi”.

Si tratta, dunque, di movimenti che nascono dal basso con l’aspirazione di divenire un argine contro i nazionalismi e i totalitarismi. Vogliono combattere, come si legge dal sito, “la paura, la chiusura, la superstizione, l’odio, l’intolleranza, l’ignoranza e l’arroganza”.  

Ogni singolo partecipante può aderire ad un comitato, semplicemente andando sul sito Internet e, da qui, alla pagina “Comitati”, dove si trovano tutte le indicazioni. Per partecipare ad un comitato è richiesta una quota associativa che parte da un minimo di 5, mentre per rimanere in contatto con le iniziative dei comitati è sufficiente iscriversi alle newsletter del sito o andare alla pagina Facebook dei “comitatiritornoalfuturo”. 

Chiunque può costituire un comitato. È sufficiente creare un gruppo di almeno cinque persone e non più di trentacinque. Sarebbe auspicabile poi avere un luogo fisico dove incontrarsi; è sufficiente anche la casa privata di un partecipante. Chiaramente, l’utilizzo dei Social Media facilita la partecipazione ad una rete di interazione con i partecipanti degli altri comitati del proprio territorio che hanno scelto il medesimo settore preferenziale di azione. Dunque, l’adesione ad un comitato comporta anche l’adesione alla rete dei comitati. Per questo non è possibile - e prima ancora non ha senso - aderire a più comitati.

Ogni comitato viene denominato in base al tema scelto e alla città scelta come sede; di conseguenza, viene poi aggiunto un numero progressivo assegnato in base alla data di costituzione. Tuttavia, ogni comitato può personalizzare il nome aggiungendo altri elementi.

Ovviamente, i comitati non sono obbligati a lavorare soltanto sul tema prescelto, ma è appunto il tema prescelto che consente al comitato di essere messo in rete, sulla base non soltanto territoriale ma anche tematica, allargando così il proprio raggio di azione al di fuori del territorio di appartenenza.

L’intento degli organizzatori è quello di coinvolgere in questi comitati preferibilmente persone che non abbiano mai fatto politica prima di questa esperienza, anche se l’accesso non è certo escluso  né agli attuali né ai vecchi iscritti al Partito Democratico.

Quando alla “Leopolda 9” è stata lanciata l’idea dei comitati, a qualcuno sembrò, stando agli organi di stampa, il primo passo di Renzi e dei renziani verso l’uscita dal Partito Democratico in vista della creazione del più volte ipotizzato e mai confermato nuovo “Partito di Renzi”. 

A tre mesi di distanza il senatore di Scandicci risulta (almeno per ora) ancora iscritto al Partito Democratico.  Secondo un sondaggio di Emg, reso noto il 3 dicembre 2018 nel corso della puntata del programma di Rai 3 “Agorà”, il “Partito di Renzi” sarebbe in grado di raccogliere il 12% dei consensi degli elettori e verrebbe votato dal 47% degli elettori del Partito Democratico. A marzo 2018, un precedente sondaggio sull’apprezzamento dello stesso ipotetico nuovo soggetto politico indicava che solo il 4% degli elettori avrebbe votato per il “Partito di Renzi”.

Sarà cura dell’Altra Opinione seguire i progressi che questa iniziativa, per certi versi “nuova” - anche se con radici che affondano nella tradizione storica della politica italiana - riuscirà a conseguire nei prossimi mesi che, come più volte ribadito alla “Leopolda 9”, si annunciano non privi di difficoltà per il Paese.


di Sonia Modi

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