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sabato 20 aprile 2019

LA BOLDRINI, DOPO ESSERE STATA “BULLIZZATA” PER ANNI DA SALVINI, HA DECISO DI CAMBIARE STRATEGIA: RISPONDERE E “TROLLARE” IL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO







Firenze, 20 aprile 2019

LA BOLDRINI, DOPO ESSERE STATA “BULLIZZATA” PER ANNI DA SALVINI, HA DECISO DI CAMBIARE STRATEGIA: RISPONDERE E “TROLLARE” IL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

Nella comunicazione politica 2.0, lo scontro Social tra Salvini e Boldrini, in questo ultimo mese, sembra essere stato vinto da quest’ultima




I
l 1° aprile, forse per la prima volta, il ministro dell’Interno Matteo Salvini è stato messo in crisi da una donna (e, addirittura, di sinistra). E’ l’On. Laura Boldrini la persona che con un tweet, molta ironia ed un semplice hashtag - #MaQuandoLavori - ha ottenuto un inaspettato successo tra gli utenti di Twitter.
 
Ma facciamo un passo indietro. Lo scontro sui Social tra Salvini e la Boldrini va avanti da anni. Salvini ha una potentissima ed efficientissima macchina per il consenso guidata magistralmente da Luca Morisi. E uno dei bersagli preferiti del vice premier è appunto Laura Boldrini.
 
Da quando il Social Media Manager del “Capitano” ha preso in mano le redini della comunicazione del leader della Lega, non ha mai commesso un errore e Salvini non ha subito mai una sconfitta, mai un cedimento. Eppure, in questo ultimo mese qualcosa sembra essersi incrinato.

I primi sentori del cambiamento si avvertono a fine marzo, per la precisione il 31, quando la Boldrini viene chiamata da Salvini ad un confronto sui Social. Sono i giorni del XIII° Congresso mondiale delle famiglie che si svolge, tra mille polemiche, dal 29 al 31 marzo a Verona. L’Italia è divisa tra i sostenitori e i contestatori dell’evento patrocinato inizialmente anche dalla presidenza del Consiglio. Il Governo è spaccato. Di Maio definisce il Congresso, un “ritorno al Medioevo”. Salvini ha invece una posizione diversa e per questo vi partecipa. 
 
Proprio in questo contesto la Boldrini decide di andare anche lei a Verona e di partecipare alla manifestazione “People”, organizzata in aperta disapprovazione con le idee propagandate nel Congresso. Proprio nel corso di questa manifestazione ha luogo un simpatico siparietto: la Boldrini, invitata a ballare, non si sottrae alla richiesta e si esibisce assieme alle altre partecipanti nell’esecuzione di una tarantella. Inutile dire che il video viene immediatamente pubblicato sui Social. 
 
Salvini, informato prontamente del flash mob che si svolge al di fuori dal Congresso, risponde ironicamente (rigorosamente sui Social) dicendo che, probabilmente, la Boldrini si sta preparando per andare a “Ballando con le stelle”! Ma qualcosa, nella potentissima macchina del ministro, si inceppa. Il video dell’ex presidente della Camera, che balla tra le persone che manifestano a favore dei diritti delle donne, diventa virale così come hashtag: #ioballoconlaura.
  
Non sono ancora terminati gli echi di questo hashtag che Salvini cerca di recuperare e raccogliere consenso sui Social. Lo fa su un terreno a lui congeniale: quello della sicurezza e degli stranieri.  Il ministro dell’Interno pubblica un video ed alcuni post su Facebook ed Instagram. Su Twitter, invece, decide di cinguettare qualcosa di meno impegnativo. Comunque, il concetto espresso da Salvini è semplice: accusa la Boldrini di essere favorevole all’immigrazione clandestina incontrollata.
  
La Boldrini, impegnata in un incontro con gli studenti dell’Università Roma Tre, con ironia chiede al ministro quando lavora. Ed ecco che la risposta del 1° aprile della Boldrini, con il suo #MaQuandoLavori, schizza in alto nella colonna dei trend topic per l’intera giornata. Alla fine, la deputata di Liberi e Uguali raccoglierà 17.7K mi piace e 4703 retweet contro i 4146 cuoricini e 928 retweet del leader della Lega.
  
Qualche giorno dopo, il 7 aprile, il ministro dell’Interno riprende ad attaccare la Boldrini, aggiungendo poi che a sinistra sono senza speranza. La risposta dell’ex presidente della Camera non si fa attendere; la Boldrini evidenzia come Matteo Salvini “continui a fare il bullo sui social” avendo “bisogno di esporre qualcuno alla gogna”. Prosegue, informando il vicepresidente del Consiglio che “gli italiani non sono sprovveduti” e di non invidiarlo per niente, perché prima o poi gli italiani “chiederanno conto dei disastri che state combinando”.
Ed anche in questo caso la Boldrini riceve una valanga di cuoricini.
  
Siamo al 18 aprile, quando Salvini fa un tweet sulla proposta della Lega a favore della reintroduzione nelle scuole dell’educazione civica. Ecco che l’ex presidente della Camera gli chiede se ha intenzione di sedersi al primo banco. Ed associa la sua richiesta al ministro ad un nuovo hashtag: #DaChePulpito. Ed anche in questo caso, la Boldrini raccoglie una pioggia di like e retweet. 
 
Insomma, in questo ultimo mese la Boldrini, da vittima sacrificale di Salvini, sembra aver cambiato strategia ed aver deciso di reagire e rispondere sullo stesso terreno (quello  dei Social) del vice presidente del Consiglio. 
 
E così, la strategia “pane e Nutella” di Salvini sembra, per la prima volta, essere stata messa in crisi da quella graffiante della “Bella ciao” di Laura Boldrini. E’ troppo presto, però, per affermare se la strategia comunicativa, efficiente e vincente della “Bestia” di Matteo Salvini stia davvero mostrando qualche segno di cedimento. Al più, sembra essere un po' appannata ed in affanno dopo un anno di responsabilità di governo. In ogni caso, vi è una certezza: i tweet di Salvini, che miravano a ridicolizzare la leader di Liberi e Uguali, si sono rivelati dei veri e propri boomerang.

di Sonia Modi
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lunedì 22 ottobre 2018

LEOPOLDA 9 - RITORNO AL FUTURO: LA RISCOSSA DI RENZI PARTE DA FIRENZE?









Firenze, 22 ottobre 2018
LEOPOLDA 9 - RITORNO AL FUTURO: LA RISCOSSA DI RENZI PARTE DA FIRENZE?
Venerdì 19, sabato 20 e domenica 21 si è tenuto a Firenze il consueto appuntamento della “Leopolda” organizzato da Matteo Renzi. Boom di partecipanti


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a “Leopolda 9 – Ritorno al Futuro” ha avuto avvio, come previsto, venerdì 19 presso la ex Stazione Leopolda. Sul palco anche la “DeLorean”, la macchina del tempo di Marty McFly, icona dell’omonimo film che dà il titolo alla edizione del 2018 della Leopolda.

Dal suo sito Internet lo stesso Renzi spiega le ragioni di questo nome: “Il titolo? Ritorno al Futuro. Perché ne abbiamo bisogno noi ma ne ha bisogno soprattutto l’Italia”.

Presentando la “Leopolda9” nella sua pagina Internet, il senatore di Scandicci aveva promesso che non sarebbe stato un appuntamento politico. In effetti, di politica si è parlato poco e del Partito Democratico quasi per nulla. Il tema del congresso, poi, non è stato neppure toccato. 

Neppure Marco Minniti - per il quale, nei giorni scorsi, si era parlato di una investitura alla candidatura come segretario nazionale – si è addentrato in merito al congresso e ai potenziali segretari. Alla stampa ha solo precisato che, per ora, lui non si candida.

Come al solito, dunque, “la Leopolda” non è risultata essere un appuntamento del Partito, bensì un grande evento mediatico che ha celebrato Renzi. Non è stata l’occasione per parlare di primarie e di segretari, ma il luogo per parlare del leader fiorentino e dei suoi progetti.

E che l’evento avesse poco a che spartire con un appuntamento politico della Sinistra italiana lo si è capito da subito, venerdì sera, quando all’apertura della “Leopolda 9” Matteo Renzi si è presentato accompagnato da un cordone di persone della scorta e della sicurezza interna, osannato come una star dello spettacolo, tra il frastuono della “musica a palla” e le grida frastornanti dei presenti. Durante questo atteso evento, Matteo Renzi non ha deluso il suo popolo. Anzi, è sempre sembrato in perfetta sintonia con i suoi militanti. 

Sul palco il leader della “Leopolda” si è presentato principalmente nel ruolo di show man, moderatore e intervistatore di personaggi noti, tra i quali Roberto Burioni, medico attivo contro le campagne no vax, Federica Angeli, giornalista nota per le sue battaglie contro la mafia di Ostia, Roberto Cingolani, “padre” di “iCub”, il “robot bambino”, e Paolo Bonolis, il noto conduttore televisivo.

Sabato pomeriggio, Ivan Scalfarotto ha presentato la novità di questa “Leopolda”: i “Comitati civici di resistenza civile”. Dalla tre giorni fiorentina sono stati invitati tutti gli italiani, soprattutto coloro che non sono impegnati in politica, a creare un comitato civico “contro la mediocrità e la banalità del Governo”.

Non si tratta di correnti interne al Partito, come ha prontamente spiegato Matteo Renzi, bensì di“ comitati per tornare al futuro e farlo di corsa prima che si abbatta sull’Italia lo tsunami causato dalla spaventosa incapacità grillo-leghista”. La gente che lavora, che risparmia, che vuole bene all’Italia - ha più volte esortato dal palco il leader della “Leopolda - deve farsi sentire e i comitati civici sono uno strumento in questa direzione.

La terminologia “Comitati civici” non è nuova ed ha un sapore cattolico ed anticomunista. Nati come una organizzazione finalizzata alla mobilitazione civico-politica dei cattolici italiani e costituiti da Luigi Gedda, vicepresidente dell’Azione Cattolica, allo scopo di impostare la campagna elettorale del 1948 in funzione anticomunista, i “comitati civici” risultarono decisivi per l’esito elettorale facendo passare i voti della Democrazia Cristiana dagli otto milioni del 1946 agli oltre dodici milioni e mezzo del 1948.

Per questo, i comitati lanciati con la “Leopolda 9” - ad una prima lettura - a molti sono sembrati essere il primo passo di Renzi e dei renziani per uscire dal Partito Democratico in vista della creazione di un nuovo partito, il “Partito di Renzi”.

Solo all’ultima giornata della kermesse, il senatore di Scandicci si è tolto la veste dello showman per rindossare quella di leader di Partito. Il Matteo fiorentino, come un fiume in piena, ha attaccato tutto e tutti: ha detto di essere vittima di una campagna d’odio senza precedenti. Ha ammonito chi sparge questo sentimento, ricordando che la storia ha sempre condannato i giacobini a finire sul patibolo. 

Renzi se l’è presa con il governo e con i suoi esponenti. Ha attaccato il presidente Giuseppe Conte, appellandolo come “premier improvvisato”, aggiungendo che mente sul suo curriculum e sul suo concorso per docente. 

Non si è certo risparmiato su Luigi Di Maio chiedendosi, dileggiandolo, perché sia tanto interessato al condono per Ischia. 

Ma ha riservato parole dure anche per Matteo Salvini: i 49 milioni ricevuti dalla Lega, ha ironizzato “il mattatore”, saranno restituiti agli italiani solo al tempo della“Leopolda 87”.

Poche ore dopo la conclusione dell’evento fiorentino non si sono fatte attendere le repliche dei due vicepresidenti del consiglio chiamati in causa. Luigi Di Maio, a “½ ora in più” condotto dalla Annunziata, sulle accuse di Renzi ha risposto che “mentre al Circo Massimo parliamo di futuro, alla Leopolda stanno parlano del movimento di 5 stelle. Mi fa piacere perché ci ha sempre portato bene”

Matteo Salvini, invece, si affida a Twitter per ribattere “al rottamatore” scrivendo: “Ma il Renzi che mi insulta e mi dà del cialtrone è lo stesso che ha governato per anni, ha massacrato gli Italiani ed è stato licenziato dagli elettori? Buona Leopolda di opposizione, ne farà altre per i prossimi vent’anni”.

Tornando a quanto si è svolto sul palco, Renzi ha proseguito attaccando Vittorio Foa definendolo “una fake news vivente” e sulle recenti accuse rivolte dal presidente della RAI agli europarlamentari del PD, vale a dire di aver ricevuto finanziamenti da George Soros; Renzi ha annunciato che Foa verrà presto denunciato per calunnia e per diffamazione.

Non è stato risparmiato neppure Beppe Grillo che, a parere del leader della Leopolda, ha fondato la sua carriera lavorando “in nero”, in spregio alla legalità. 

Duri attacchi sono stati riservati anche al fronte interno del Partito Democratico. Credendo di essere vittima di una “congiura interna”e sentendosi come Cesare pugnalato dai suoi, Renzi ha affermato che persone del suo Partito “gli hanno fatto la guerra col fuoco amico” e che le stesse se la sono presa con lui e con il suo carattere.

Rivolgendosi a loro, li ha invitati a smettere con le polemiche interne. Il “rottamatore” ferito ha ribattuto che con la personalizzazione del PD il Partito ha raggiunto il 40% e che, diversamente, con la spersonalizzazionee senza leader, il Partito Democratico ha raccolto solo il 18%. 

Renzi ha poi aggiunto che - continuando a polemizzare con gli uomini del suo Partito - queste accuse non gli erano state mosse quando questi compagni di strada facevano i ministri o ricoprivano ruoli di responsabilità, ma che, invece, gli sono state rivolte solo dopo la recente sconfitta. 

Proseguendo con questa polemica, Renzi ha promesso di usare rispetto e di offrire tutta la collaborazione possibile al nuovo segretario nazionale, diversamente da quello che, in passato, sarebbe stato il trattamento ricevuto al momento della sua vittoria alle primarie.

Ma a chi era rivolta la critica di Matteo Renzi? Forse ad Andrea Orlando, lo sfidante delle ultime primarie e l’organizzatore della minoranza di sinistra del Partito Democratico? Probabilmente a Paolo Gentiloni che, con la sua partecipazione nel corso dell’ultimo weekend alla convention di Nicola Zingaretti, ha dato motivo di pensare di non essere affatto ostile al governatore della regione Lazio in vista delle prossime primarie? Oppure a Maurizio Martina che, nonostante la settimana precedente si fosse presentato a “Piazza Grande”, iniziativa organizzata da Zingaretti, non ha partecipato alla“Leopolda”? Di certo, di nomi il leader della “Leopolda” non ne fa, quindi l’interpretazione di chi fossero i compagni che gli hanno fatto la guerra interna resta aperta a varie ipotesi.

Il senatore di Scandicci non ha risparmiato neppure i dirigenti e gli intellettuali che volevano l’accordo con i “5 Stelle”, ribattendo che la politica non è solo potere e non si riduce ad uno scambio di poltrone o di nomine. Accettare quell’accordo avrebbe cancellato la speranza che, prima o poi, i suoi sarebbero tornati a governare in futuro.

Unica pecca: sono stati rilasciati più pass di quanto la capienza della ex stazione potesse consentire. Infatti domenica mattina, già verso le 10:00, sono state chiuse le porte di accesso alla “Leopolda”. 

In questo modo sono rimaste fuori tantissime persone registrate e con pass rilasciato nei due giorni precedenti dalla organizzazione dell’evento. Molte di queste persone, nonostante la presenza del maxi schermo nell’area esterna dell’ex stazione, hanno preferito andarsene. Forse, se fossero state predisposte delle sedie anche all’esterno, si sarebbe potuto evitare questo piccolo abbandono di sostenitori.

Indubbiamente, la “Leopolda 9” ha visto una partecipazione senza precedenti rispetto alle altre edizioni. 

A dispetto di un calo di sostenitori, lento ma costante, sancito oltretutto dai diversi sondaggi elettorali, fa contrasto una crescente partecipazione popolare agli ultimi appuntamenti politici offerti dal Partito Democratico di Firenze (la Festa dell’Unità 2018, le primarie toscane e, appunto, la “Leopolda 9”) e a quello offerto dal Partito a livello nazionale (la manifestazione organizzata a Roma il 30 settembre).

Diversamente da quanto frettolosamente descritto da molti commentatori, la “Leopolda 9” non ha coinvolto solo la medio alta borghesia fiorentina. Certo, anche in questa edizione della “Leopolda” si è parlato principalmente fiorentino, ma sarebbe impreciso non raccontare che molti dei partecipanti provenivano da altre regioni e che molti di essi si sentissero più parte del PD che seguaci di Matteo Renzi.

Il popolo della “Leopolda” era indubbiamente composto da tantissimi renziani ma, tra quelli che noi dell’Altra Opinione abbiamo visto qui a Firenze, c’erano anche molte famiglie che precedentemente avevano partecipato alla manifestazione nazionale del 30 settembre.

Ed andando ad indagare più a fondo le ragioni di questa partecipazione si percepisce che il popolo del Partito Democratico si senta chiamato in prima persona a reagire alla politica di questo governo, ritenuto demagogico, improvvisato e formato da incompetenti. 

Insomma, c’è tanta voglia di opposizione a questo Esecutivo nel Paese, c’è tanto desiderio di unità della sinistra e tanta speranza di risentire parlare dei temi del lavoro, dell’ambiente e della solidarietà tra i tanti che non si riconoscono nel “Governo giallo-verde”; se solo i vertici della sinistra riuscissero ad ascoltarele richieste del suo popolo.
di Sonia Modi
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