martedì 1 maggio 2018

LA SICUREZZA SUL LAVORO DEVE ESSERE LA PRIORITA' PER IL NUOVO GOVERNO






Prato, 1° maggio 2018

LA SICUREZZA SUL LAVORO DEVE ESSERE LA PRIORITA’ PER IL NUOVO GOVERNO

Morti, infortuni e malattie professionali sono conseguenza della precarietà, della mancata formazione e della illegalità ed allontanano il Paese dal futuro


Q
uesto Primo Maggio, la città di Prato ospita il corteo nazionale dei lavoratori e il comizio dei segretari generali della CGIL, CISL e UIL, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo.

In una nota congiunta diramata già nel marzo scorso, i tre sindacati avevano spiegato di avere scelto proprio Prato per celebrare il Primo Maggio e la Festa del Lavoro perché questa città “rappresenta un’importante e simbolica realtà industriale dove il tema della salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro è fortemente sentito”. Prato è anche la città dove si è verificata una delle più grandi e recenti tragedie italiane, la città nella quale il 1° dicembre 2013 sette lavoratori cinesi morirono in una fabbrica dormitorio al Macrolotto; è la città che non dimentica le morti sul lavoro. 

Migliaia di persone provenienti da tutta Italia – tre milioni per la Questura, cinque milioni per gli organizzatori – hanno risposto all’appello delle tre organizzazioni sindacali; presenti alla manifestazione anche due rappresentanti cinesi della UIL che hanno portato uno striscione tradotto per la prima volta nella loro lingua orientale. 

Il corteo parte da piazza Mercatale e si snoda per le vie del centro storico, accompagnato dallo slogan “Sicurezza: il cuore del lavoro” e giungein piazza del Duomo,dove è stato predisposto il palco sul qualeinterverranno i tre leader sindacali. 

Il primo a salire sul palco e a prendere la parola è il leader della UIL, Barbagallo, che pone l’accento sulla mancanza di una strategia relativa alla sicurezza e alla salute sul posto di lavoro, nonché sulla necessità della formazione tempestiva di un Governo che dia quanto prima delle risposte opportune a queste e ad altre tematiche irrisoltedel mondo del lavoro e dei lavoratori, come le false partite IVA, il costo del salario e l’individuazione dei lavori usuranti.

Evidenzia, altresì, come nel 2018 si sia tornati allo stesso livello di mortalità del 1911, ricordando i caduti sul lavoro che riposano al Cimitero Monumentale di Marcognano a Torano, lungo il passo delle Alpi Apuane, dove appunto, il 19 luglio 1911 persero la vita dieci lavoratori in un incidente sulla cava marmifera dei Bettogli.

Per il segretario della CISL, Furlan, assistiamo a nuove forme di sfruttamento e di “schiavitù”, nuove forme di precariato a condizioni inaccettabili che si pensavano superate.
Fa un appello alle imprese, chedovrebbero investire di più sulla sicurezza, e alla politica, affinché sostenga le imprese che investono in sicurezza. Prosegue, esortandoil nuovo Governo a considerareil tema della sicurezza comeuna priorità, evidenziando che“non si può e non si deve morire di lavoro”.

Nel suo intervento, la Camusso, segretario della CGIL, individua nella mancanza di investimenti e di formazione e nella precarietà del lavoro. Ancora oggi, troppo spesso la sicurezza e la salute dei lavoratorirappresentanoper le aziende solo un costo che deve essere tagliato.

L’aumento dei controlli, per il segretario generale della CGIL, è una delle strade per risolvere il problema della sicurezza.
Anche la Camusso si sofferma poi sulla necessità della formazione di un nuovo Governo, precisando che “non ci si avvicina ai problemi del paese continuando ad invocare il voto”.

Certamente lo slogan scelto per l’edizione del 2018, “Sicurezza: il cuore del lavoro”, investe un tema molto attuale. Infatti, per la prima volta in dieci anni, assieme alla modesta ripresa economica, il numero delle denunce di infortuni sul lavoro con esito mortale, sono tornate ad aumentare. Ovviamente, tutti i dati che analizzano la questione non prendono in considerazione gli infortuni e le malattie dei lavoratori “a nero”, né di quelli non assicurati.

I dati forniti dai sindacati fotografano una drammatica realtà di morti bianche, infortuni e malattie professionali. Dal 1° gennaio ad oggi, difatti,si sono già verificate 160 morti sul lavoro, di cui alcune sono tuttora scolpite nei nostri ricordi. Il 28 marzo, intorno alle 13:30, a Livorno, un serbatoio di solventi è esploso nella zona del porto, uccidendo due operai. Pochi giorni dopo, il 1° aprile - giorno di Pasqua -  a Treviglio, altri due operai sono morti a seguito dell’esplosione di un serbatoio di mangimi. Il 4 aprile, è stata la volta di due operai di Crotone, schiacciati da un muro che cercavano di mettere in sicurezza. 

I dati relativi al 2017, pubblicati dall’Inail all’inizio dell’anno corrente, registrano 1.115 morti, con un aumento dell’1,1% rispetto al 2016. Se questo può sembrare un lieve aumento, il dato dovrebbe essere esaminato non da un punto di vista puramente contabile – 11 persone rispetto ad oltre un migliaio – ma da una prospettivapiù “umana”, considerato che dietro ad ognuna di quelle 11 morti si nasconde la tragedia di 11 famiglie alle quali è stato strappato un loro caro assieme a tutti i propri sogni.

In primo luogo, va precisato che nel 2017 gli incrementi più significativi si sono registrati principalmente tra le morti avvenute in itinere (+ 5,2%), tra quei decessi cioè verificatesi in occasione di incidenti stradalidurante il tragitto tra casa e posto di lavoro. 

Andrebbe analizzato, in secondo luogo, anche un altro aspetto: dai dati Inail emerge che nel 2017 vi è stato un incremento di incidenti cd. “plurimi”, cioè che hanno coinvolto almeno due lavoratori. Per meglio capire il dato, si può pensare al noto caso della tragedia di Rigopiano, allorquando il 18 gennaio una valanga travolse un hotel causando la morte di ventinove persone, tra le quali dieci dipendenti dell’albergo. Pochi giorni dopo poi, a Campo Felice, un elicottero impegnato nelle operazioni di soccorso, si schiantò causando la morte di tutti i trasportati e, quindi, di sei lavoratori. Questi due episodi da soli hanno quindi coinvolto trentacinque lavoratori, incidendo profondamente anche sulle statistiche Inail in esame.

Questi dati Inail, poi, non spiegano le dinamiche di questi infortuni mortali, né indicano a chi sia ascrivibile la colpa dell’evento. Non è possibile stabilire, dunque, quante di queste morti bianche siano riferibili ad inadeguate o carenti misure di sicurezza fornite dal datore, quante siano collegabili a distrazioni e imperizie del lavoratore e quante, infine, siano riconducibili a terribili ed imprevedibili fatalità.

Infine, i dati italiani sono difficilmente comparabili con quelli forniti dagli altri Paesi europei. Non tutti i Paesi, infatti, hanno una stessa definizione di infortunio sul posto sul lavoro. Alcuni Paesi, a differenza del nostro, non includono nelle statistiche gli incidenti in itinere. Inoltre, i vari Paesi europei hanno economie non sempre facilmente equiparabili; ci sono Paesi con economie basate prevalentemente sul turismo, altre invece, basate sull’edilizia e, altre ancora,sulla meccanica. Ma i lavoratori di questi diversi settori non hanno lo stesso tendenziale grado di rischio di infortunio mortale sul posto di lavoro.

Altro tema da analizzare è quello della tipologia delle denunce. Se quelle di infortunio con esito mortale,nel 2017, sono aumentate, in calo sono, invece, le denunce di infortunio che si sono risolte senza decessi.

I dati Inail fotografano 635.433 casi, con 1.379 casi in meno, cioè lo 0,2%, rispetto al 2016. La diminuzione è addebitabile solo al calo degli infortuni durante l’esercizio di un’attività lavorativa (-0,7%), dal momento che quelli in itinere hanno invece registrato un aumento (+2,8%).
 
In calo anche le denunce di malattie professionali: nel 2017 sono stati segnalati 58.129 casi, 2.200 in meno rispetto all’anno precedente, pari quindi a -3,7%.

Dunque, da una analisi complessiva dei dati forniti dall’Inail, si rileva che aumentano solo gli infortuni con esiti letali. Tra le possibili cause di questa inversione di tendenza,che ha accompagnato la recente timida ripresa economica, sembra esserci la sempre più scarsa preparazione dei lavoratori assunti, lavoratori sempre più precari, giovani “poco e da poco” formati, sui quali idatori di lavoro spesso hanno poca convenienza ad investire in formazione sulla sicurezza, non ritenendoli una risorsa valida e durevole sulla quale confidare.

Poi i macchinari, usurati dalle aziende spesso di piccole dimensioni, sono troppo spesso obsoleti, usurati a seguito della lunga recessione.

Tuttavia, se il piano “Industria 4.0”,fortemente voluto dal Ministro Calenda e varato dal Governo Gentiloni, sembra poter contribuire con gli incentivi per le innovazioni da esso previsti ad un ricambio degli impianti delle aziende, rimangono insoluti i problemi connessi alla prevenzione e ai controlli dei tecnici Inps, Inail e degli ispettori del lavoro, ritrovatisi oggi uniti sotto un solo ufficio del Ministero del Lavoro, con personale dimezzato da anni di blocchi del turn over e da mancate assunzioni, privi di automobili e carburante per effettuare gli spostamenti per i controlli e, pertanto, inadeguati a fare fronte alle necessarie ispezioni nelle aziende.


di Sonia Modi

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sabato 21 aprile 2018

LA RICETTA DI ORLANDO: RIPARTIRE DALLA LOTTA ALLE DISEGUAGLIANZE




Firenze, 21 aprile 2018

LA RICETTA DI ORLANDO: RIPARTIRE DALLA LOTTA ALLE DISEGUAGLIANZE

Il 21 aprile a Firenze, Orlando riunisce la minoranza del Partito per analizzare con la base le ragioni della sconfitta elettorale e proporre la propria soluzione


O
rlando riunisce, sabato 21, la minoranza Dem della Toscana alla Casa del Popolo “San Quirico” di Firenze. In una stanza gremita di dirigenti e militanti provenienti da tutta la Toscana, si svolge un dibattito appassionato, ma ordinato. C’è voglia di esaminare le ragioni della sconfitta del 4 marzo e capire le soluzioni da adottare.

Dall’analisi della dirigenza regionale e degli iscritti al Partito emerge, in estrema sintesi, come possibile ragione della recente sconfitta lo scollamento del PD dalle problematiche maggiormente avvertite dalle classi più emarginate della società, da coloro che vivono quotidianamente il disagio abitativo, che affrontano il dramma della disoccupazione o del lavoro precario e mal retribuito o che fronteggiano la questione dell’accesso alla sanità e alle liste d’attesa. L’unico modo per il PD di tornare a vincere è, secondo la lettura della sua base, tornare a dare risposta a queste tematiche. 
 
Tuttavia, l’intervento più atteso è quello del leader della minoranza Dem, Andrea Orlando. Il Ministro della Giustizia uscente esordisce invitando i dirigenti del Partito a non aver paura di discutere, riflettere, di trarre tutte le conseguenze dei messaggi arrivati dal voto. Prosegue aggiungendo che bisogna ritornare a costruire percorsi comuni, facendo ripartire dal basso il dialogo del centrosinistra. Il Guardasigilli è convinto che il popolo della sinistra esista ancora ed abbia solo bisogno di essere riconosciuto ed ascoltato.

D’altra parte, visto il gran numero di partecipanti a questa assemblea e ad altre indette dalla minoranza in tutta Italia, sembra che effettivamente i militanti del Partito Democratico abbiano voglia di parlare, partecipare, discutere e contribuire al rilancio del partito.   

Il leader Dem ha precisato che vuole rimanere nel PD, prospettando la sua soluzione alle recenti sconfitte del 4 dicembre e del 4 marzo. Ha ribadito che si deve ripartire dagli esclusi e che il “Partito non può più essere il partito di tutti”, ma che deve dire a quali settori sociali dare priorità. In altre parole, per il Ministro “non si può stare con gli ultimi se non si ha il coraggio di criticare i primi”. 

Per il leader della minoranza, “prioritario per il PD è ricostruire dei rapporti con i settori popolari della società, con tutti coloro che si sono orientati in un’altra direzione”; questo, però, può avvenire solo se il Partito mette il tema della lotta alle diseguaglianze come tema principale della propria azione politica e solo qualora sia in grado di individuare una serie di strumenti che riducano le distanze che si sono incrementate all’indomani della crisi.

Per Orlando, centrale per il PD è ripartire dal lavoroin un periodo in cui il reddito da lavoro non è più in grado di garantire una vita dignitosa e, troppo spesso, non è più accessibile a tutti, lo Stato deve intervenire per integrare questo reddito; e ciò lo si può attuare, secondo il leader Dem, con la fiscalità progressiva e con gli interventi pubblici.
 
In altre parole, secondo la sua ricetta, bisogna intervenire per regolamentare i mercati e redistribuire la ricchezza. Ma a fronte della globalizzazione che crea enormi concentrazioni di ricchezza e potere, occorre una risposta europea per un fisco e un diritto del lavoro europeo.

Tuttavia, oltre al lavoro e alla questione della ridistribuzione della ricchezza, lo Stato deve intervenire ed occuparsi anche del disagio abitativo, per evitare nuove forme di povertà.

Orlando conclude il suo intervento passando ad esaminare il ruolo del PD all’interno del panorama politico italiano. A parere del leader Dem, il Partito Democratico ha ancora un ruolo, purché rimanga una forza di sinistra saldamente ancorata al socialismo europeo.
 
Indubbiamente la minoranza Dems ha l’aspirazione di passare da una fase critica ad una fase tesa a costruire una nuova maggioranza all’interno del PD. La strada sembra essere lunga, ma intanto Orlando, il 21 aprile a Firenze, ha individuato la sua prospettiva politica.

di Sonia Modi
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