giovedì 2 agosto 2018

SVOLTA NELLE INDAGINI SUL PARA' MORTO NEL 1999 (prima parte)



Pisa, 2 agosto 2018
SVOLTA NELLE INDAGINI SUL PARA' MORTO NEL 1999 (1ª parte)

Arrestato un ex caporale con l’accusa di concorso in omicidio volontario assieme ad altre due persone indagate “a piede libero”. Si sospetta un’aggressione per “nonnismo”





i

eri è stato arrestato un ex caporale della Folgore, Alessandro Panella, nell’ambito delle indagini sulla morte di Emanuele Scieri - il ventisettenne siracusano parà di leva trovato morto il 16 agosto 1999 nella caserma di Pisa “Gamerra” - centro di addestramento della “Folgore”.


Questo è quanto è stato comunicato nel corso della conferenza stampa che si è tenutanella metà mattina di oggi presso i locali della Procura di Pisa. Presenti, oltre al Procuratore Capo Alessandro Crini, gli investigatori della Squadra Mobile di Firenze e i poliziotti della sezione di Polizia Giudiziaria di Pisa che hanno condotto le indagini.


Altri due sarebbero gli indagati, ancora “a piede libero”,coinvolti nella vicenda: uno originario di Roma e l’altro di Rimini. L’accelerazione che le indaginihanno avuto nella giornata di ieri sarebbegiustificata dalla circostanza che il Panella è oggi anche cittadino americano. Proprio nelle ore precedenti all’arresto, l’ex caporale si preparava a lasciare il territorio nazionale; aveva già prenotato il volo Roma-Chicago, con successivo volo interno per San Diego. Lo ha riferito il dott. Crini ritenendo, dunque,sussistere il pericolo di fuga; lo stesso Procuratore Capo ha poi aggiunto che l’indagine ha consentito di approfondire la conoscenza delfenomeno del “nonnismo”: “questo dato emerge anche da modalità da ritenere che contro Scieri ci sia stata un’aggressione da parte dei “nonni” anche mentre era a terra. Si tratta di ipotesi indiziarie che sono suffragate anche dalle consulenze tecniche allegate alle conclusioni della commissione parlamentare di indagine.”


Le ultime indagini della Procura avrebbero portato a ritenere che in quella casermaesistessero delle zone franche controllate da militari “anziani” e che vigesse una “disciplina parallela”, basata sulla consuetudine del “nonnismo”; in questo contesto sarebbe quindi maturata la morte del giovane parà siciliano.


Gli inquirenti hanno poi ricostruito che il giovane fu lasciato a terra agonizzante per ore, nonostante ci fosse statotutto il tempoper soccorrerlo. Per questo motivo è stato contestato l’omicidio volontario.
 
Ricordiamo che Scieri - laureato in giurisprudenza e praticante legale - scomparve il 13 agosto, lo stesso giorno del suo arrivo in caserma e fu trovato morto solo dopo tre giorni, ai piedi di una torrettain disusoutilizzata per il prosciugamento dei paracaduti.


Panella, invece, all’epoca era capo camerata del reparto al quale il giovane militare siciliano era stato assegnato. L’ex caporale, oraagli arresti domiciliari, aveva svolto l’anno del servizio di leva nella “Folgore” e, successivamente, si era trasferito negli Stati Uniti, dove aveva conseguito una laurea in economia e dove si era anche sposato. 


Attualmente vive e lavora da dieci anni in California, a San Diego, come interprete per una società privata.E’ stato arrestato, dunque, mentre è rientrato in Italia, a Cerveteri (Roma), per un breve periodo di vacanza e per una visita alla famiglia.



di Sonia Modi

Riproduzione vietata


lunedì 16 luglio 2018

ARRIVA “LEONARDO” E PROMETTE DI RIVOLUZIONARE FIRENZE




Firenze, 16 luglio 2018
ARRIVA “LEONARDO” E PROMETTE DI RIVOLUZIONARE FIRENZE
Si chiama “Leonardo” la linea tram T1 che unisce Villa Costanza (Scandicci) all’Ospedale di Careggi in 40 minuti



D

a lunedì 16 luglio alle ore 5.38 è partita da Scandicci la nuova linea T1 detta “Leonardo”, che unisce Villa Costanza di Scandicci all’Ospedale di Careggi; i chilometri percorsi sono 11,5 e le fermate previste sono 26. Il tratto è percorso in 40 minuti, con una frequenza di passaggio dei convogli ogni 4 minuti e 20 secondi, in inverno, e 6 minuti, nel periodo estivo. 

La linea T1, dunque, - entrata in funzione il 14 febbraio 2010 e che per 8 anni ha unito Scandicci alla Stazione Centrale di Firenze – non terminerà più la sua corsa alla fermata“Alamanni – Stazione Santa Maria Novella”, ma proseguirà sul nuovo tratto appena completato, giungendo fino all’Ospedale Universitario di Careggi.

Da lunedì 16 a domenica 29 luglio il servizio offerto è gratuito, limitatamente al nuovo percorso realizzato, cioè dalla Stazione all’Ospedale e viceversa.

L’inaugurazione della nuova T1 è avvenuta alle ore 9.30 di lunedì 16, davanti alla fermata di Careggi. Erano presenti, oltre al Sindaco di Firenze, Dario Nardella, e all’Assessore alle Infrastrutture, Mobilità Urbanistica e Politiche abitative della Regione, Vincenzo Ceccarelli, anche l’ex Ministro delle Infrastrutturee dei Trasporti, Graziano Delrio, e l’ex Vice Ministro allo stesso dicastero, Riccardo Nencini, i parlamentari Maria Di Giorgi e Gabriele Toccafondi, nonché l’Arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori. 

Il tempo di realizzazione dell’opera - finanziata in gran parte con fondi europei - è stato di 4 anni (dal giugno 2014 al giugno 2018); assicura il Sindaco di Firenze, che questo “è un tempo europeo e quasi un record italiano”. Inoltre, ha aggiunto che: “siamo orgogliosi di questo risultato come pure della ricaduta occupazionale: per la messa in esercizio del prolungamento della T1 sono stati assunti quaranta nuovi autisti, tra i quali molti del nostro territorio”.

Ancora in costruzione è, invece, la “T2 – Vespucci”, la linea che coprirà la tratta dalla Stazione Centrale di Firenze all’Aeroporto “Vespucci”, la cui inaugurazione era originariamente prevista per l’inizio dell’anno scolastico, ma che, a causa del blocco del lavori iniziato il 22 giugno, ha visto un suo slittamento a data da precisare.

Le cinque ditte subappaltatrici hanno denunciato di non essere pagate da mesi dalla Grandi Lavori Fincosit, la ditta appaltatrice dei lavori. Il Comune e Tram s.p.a., il concessionario dell’opera, si sono resi disponibili a pagare direttamente le ditte, con il chiaro intento di vedere in funzione, entro la fine dell’anno, anche la “Vespucci”. 

In fase di definizione progettuale vi è anche il completamento della rete tranviaria - con la linea 3.2 - in direzione sud-est, sia verso Campo di Marte e Rovezzano, che verso Gavinana e Bagno a Ripoli, nonché della linea 4, che giungerà fino alle Piagge.

Allo studio ci sono,inoltre, i prolungamenti a nord sul viale Pieraccini – che servirebbe tutto il comprensorio ospedaliero, il C.T.O. e il nuovo Meyer - e quello, poi, che dal capolinea di Scandicci si diramerebbe verso Casellina e proseguirebbe fino a terminare a Lastra a Signa, nonché quello che dall’aeroporto giungerebbe fino a Sesto Fiorentino.

La rete tramviaria fiorentina, pertanto, promette di rivoluzionare Firenze e il sistema dei mezzi di trasporto utilizzato dai fiorentini e da coloro che vivono nell’area metropolitana.

Una curiosità linguistica: in occasione di questi lavori è stato chiesto un parere al servizio di consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca per capire quale delle due forme fosse corretta: “tramvia” o “tranvia”. I linguisti di Castello hanno chiarito che sarebbe preferibile il termine “tranvia”,con le sue accezioni (tranvai, tranviario, tranviere ecc...)- sotto l’aspetto fonetico, questa forma risulterebbe più armonica con la scrittura e con la pronuncia del gruppo consonantico “NV”- sebbene siano ammesse, seppur come forma secondaria, le varianti con la “M” (tramvai, tramvia ecc...),quali forme anglicizzanti, derivanti dal termine inglese “tramway”; ed è questa la forma preferita a Firenze e a Scandicci, dove il “tram”, nella lingua parlata, diviene “tramme”.


di Sonia Modi
Riproduzione vietata

martedì 1 maggio 2018

LA SICUREZZA SUL LAVORO DEVE ESSERE LA PRIORITA' PER IL NUOVO GOVERNO






Prato, 1° maggio 2018

LA SICUREZZA SUL LAVORO DEVE ESSERE LA PRIORITA’ PER IL NUOVO GOVERNO

Morti, infortuni e malattie professionali sono conseguenza della precarietà, della mancata formazione e della illegalità ed allontanano il Paese dal futuro


Q
uesto Primo Maggio, la città di Prato ospita il corteo nazionale dei lavoratori e il comizio dei segretari generali della CGIL, CISL e UIL, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo.

In una nota congiunta diramata già nel marzo scorso, i tre sindacati avevano spiegato di avere scelto proprio Prato per celebrare il Primo Maggio e la Festa del Lavoro perché questa città “rappresenta un’importante e simbolica realtà industriale dove il tema della salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro è fortemente sentito”. Prato è anche la città dove si è verificata una delle più grandi e recenti tragedie italiane, la città nella quale il 1° dicembre 2013 sette lavoratori cinesi morirono in una fabbrica dormitorio al Macrolotto; è la città che non dimentica le morti sul lavoro. 

Migliaia di persone provenienti da tutta Italia – tre milioni per la Questura, cinque milioni per gli organizzatori – hanno risposto all’appello delle tre organizzazioni sindacali; presenti alla manifestazione anche due rappresentanti cinesi della UIL che hanno portato uno striscione tradotto per la prima volta nella loro lingua orientale. 

Il corteo parte da piazza Mercatale e si snoda per le vie del centro storico, accompagnato dallo slogan “Sicurezza: il cuore del lavoro” e giungein piazza del Duomo,dove è stato predisposto il palco sul qualeinterverranno i tre leader sindacali. 

Il primo a salire sul palco e a prendere la parola è il leader della UIL, Barbagallo, che pone l’accento sulla mancanza di una strategia relativa alla sicurezza e alla salute sul posto di lavoro, nonché sulla necessità della formazione tempestiva di un Governo che dia quanto prima delle risposte opportune a queste e ad altre tematiche irrisoltedel mondo del lavoro e dei lavoratori, come le false partite IVA, il costo del salario e l’individuazione dei lavori usuranti.

Evidenzia, altresì, come nel 2018 si sia tornati allo stesso livello di mortalità del 1911, ricordando i caduti sul lavoro che riposano al Cimitero Monumentale di Marcognano a Torano, lungo il passo delle Alpi Apuane, dove appunto, il 19 luglio 1911 persero la vita dieci lavoratori in un incidente sulla cava marmifera dei Bettogli.

Per il segretario della CISL, Furlan, assistiamo a nuove forme di sfruttamento e di “schiavitù”, nuove forme di precariato a condizioni inaccettabili che si pensavano superate.
Fa un appello alle imprese, chedovrebbero investire di più sulla sicurezza, e alla politica, affinché sostenga le imprese che investono in sicurezza. Prosegue, esortandoil nuovo Governo a considerareil tema della sicurezza comeuna priorità, evidenziando che“non si può e non si deve morire di lavoro”.

Nel suo intervento, la Camusso, segretario della CGIL, individua nella mancanza di investimenti e di formazione e nella precarietà del lavoro. Ancora oggi, troppo spesso la sicurezza e la salute dei lavoratorirappresentanoper le aziende solo un costo che deve essere tagliato.

L’aumento dei controlli, per il segretario generale della CGIL, è una delle strade per risolvere il problema della sicurezza.
Anche la Camusso si sofferma poi sulla necessità della formazione di un nuovo Governo, precisando che “non ci si avvicina ai problemi del paese continuando ad invocare il voto”.

Certamente lo slogan scelto per l’edizione del 2018, “Sicurezza: il cuore del lavoro”, investe un tema molto attuale. Infatti, per la prima volta in dieci anni, assieme alla modesta ripresa economica, il numero delle denunce di infortuni sul lavoro con esito mortale, sono tornate ad aumentare. Ovviamente, tutti i dati che analizzano la questione non prendono in considerazione gli infortuni e le malattie dei lavoratori “a nero”, né di quelli non assicurati.

I dati forniti dai sindacati fotografano una drammatica realtà di morti bianche, infortuni e malattie professionali. Dal 1° gennaio ad oggi, difatti,si sono già verificate 160 morti sul lavoro, di cui alcune sono tuttora scolpite nei nostri ricordi. Il 28 marzo, intorno alle 13:30, a Livorno, un serbatoio di solventi è esploso nella zona del porto, uccidendo due operai. Pochi giorni dopo, il 1° aprile - giorno di Pasqua -  a Treviglio, altri due operai sono morti a seguito dell’esplosione di un serbatoio di mangimi. Il 4 aprile, è stata la volta di due operai di Crotone, schiacciati da un muro che cercavano di mettere in sicurezza. 

I dati relativi al 2017, pubblicati dall’Inail all’inizio dell’anno corrente, registrano 1.115 morti, con un aumento dell’1,1% rispetto al 2016. Se questo può sembrare un lieve aumento, il dato dovrebbe essere esaminato non da un punto di vista puramente contabile – 11 persone rispetto ad oltre un migliaio – ma da una prospettivapiù “umana”, considerato che dietro ad ognuna di quelle 11 morti si nasconde la tragedia di 11 famiglie alle quali è stato strappato un loro caro assieme a tutti i propri sogni.

In primo luogo, va precisato che nel 2017 gli incrementi più significativi si sono registrati principalmente tra le morti avvenute in itinere (+ 5,2%), tra quei decessi cioè verificatesi in occasione di incidenti stradalidurante il tragitto tra casa e posto di lavoro. 

Andrebbe analizzato, in secondo luogo, anche un altro aspetto: dai dati Inail emerge che nel 2017 vi è stato un incremento di incidenti cd. “plurimi”, cioè che hanno coinvolto almeno due lavoratori. Per meglio capire il dato, si può pensare al noto caso della tragedia di Rigopiano, allorquando il 18 gennaio una valanga travolse un hotel causando la morte di ventinove persone, tra le quali dieci dipendenti dell’albergo. Pochi giorni dopo poi, a Campo Felice, un elicottero impegnato nelle operazioni di soccorso, si schiantò causando la morte di tutti i trasportati e, quindi, di sei lavoratori. Questi due episodi da soli hanno quindi coinvolto trentacinque lavoratori, incidendo profondamente anche sulle statistiche Inail in esame.

Questi dati Inail, poi, non spiegano le dinamiche di questi infortuni mortali, né indicano a chi sia ascrivibile la colpa dell’evento. Non è possibile stabilire, dunque, quante di queste morti bianche siano riferibili ad inadeguate o carenti misure di sicurezza fornite dal datore, quante siano collegabili a distrazioni e imperizie del lavoratore e quante, infine, siano riconducibili a terribili ed imprevedibili fatalità.

Infine, i dati italiani sono difficilmente comparabili con quelli forniti dagli altri Paesi europei. Non tutti i Paesi, infatti, hanno una stessa definizione di infortunio sul posto sul lavoro. Alcuni Paesi, a differenza del nostro, non includono nelle statistiche gli incidenti in itinere. Inoltre, i vari Paesi europei hanno economie non sempre facilmente equiparabili; ci sono Paesi con economie basate prevalentemente sul turismo, altre invece, basate sull’edilizia e, altre ancora,sulla meccanica. Ma i lavoratori di questi diversi settori non hanno lo stesso tendenziale grado di rischio di infortunio mortale sul posto di lavoro.

Altro tema da analizzare è quello della tipologia delle denunce. Se quelle di infortunio con esito mortale,nel 2017, sono aumentate, in calo sono, invece, le denunce di infortunio che si sono risolte senza decessi.

I dati Inail fotografano 635.433 casi, con 1.379 casi in meno, cioè lo 0,2%, rispetto al 2016. La diminuzione è addebitabile solo al calo degli infortuni durante l’esercizio di un’attività lavorativa (-0,7%), dal momento che quelli in itinere hanno invece registrato un aumento (+2,8%).
 
In calo anche le denunce di malattie professionali: nel 2017 sono stati segnalati 58.129 casi, 2.200 in meno rispetto all’anno precedente, pari quindi a -3,7%.

Dunque, da una analisi complessiva dei dati forniti dall’Inail, si rileva che aumentano solo gli infortuni con esiti letali. Tra le possibili cause di questa inversione di tendenza,che ha accompagnato la recente timida ripresa economica, sembra esserci la sempre più scarsa preparazione dei lavoratori assunti, lavoratori sempre più precari, giovani “poco e da poco” formati, sui quali idatori di lavoro spesso hanno poca convenienza ad investire in formazione sulla sicurezza, non ritenendoli una risorsa valida e durevole sulla quale confidare.

Poi i macchinari, usurati dalle aziende spesso di piccole dimensioni, sono troppo spesso obsoleti, usurati a seguito della lunga recessione.

Tuttavia, se il piano “Industria 4.0”,fortemente voluto dal Ministro Calenda e varato dal Governo Gentiloni, sembra poter contribuire con gli incentivi per le innovazioni da esso previsti ad un ricambio degli impianti delle aziende, rimangono insoluti i problemi connessi alla prevenzione e ai controlli dei tecnici Inps, Inail e degli ispettori del lavoro, ritrovatisi oggi uniti sotto un solo ufficio del Ministero del Lavoro, con personale dimezzato da anni di blocchi del turn over e da mancate assunzioni, privi di automobili e carburante per effettuare gli spostamenti per i controlli e, pertanto, inadeguati a fare fronte alle necessarie ispezioni nelle aziende.


di Sonia Modi

Riproduzione vietata