sabato 23 novembre 2019

TERZA EDIZIONE DELLA FESTA FOGLIANTE



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Articolo pubblicato su:

https://www.linkiesta.it/author/sonia-modi/



Firenze, 23 novembre 2019 
TERZA EDIZIONE DELLA FESTA FOGLIANTE - L’ottimismo: l’unica ricetta per superare questo momento complicato per il Paese e per accantonare questo lungo periodo di crisi globale

“Festa dell’Ottimismo”: un’altra giornata organizzata da Il Foglio, densa di dibattiti con grandi nomi del panorama politico, culturale ed economico del Paese, nel suggestivo scenario del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio



O
rmai, quella della “Festa dell’Ottimismo” è un appuntamento fisso ed atteso dell’autunno fiorentino. Giunta alla sua terza edizione, la “Festa Fogliante” è in grado di suscitare ancora interesse negli ospiti e nel panorama politico del Paese. Rimane l’occasione per dialogare del futuro dell’Italia e dell’Europa, senza farsi vincere dal pessimismo o dal disfattismo.

In un sabato vicino alle feste natalizie molti hanno deciso di non andare per mercatini e centri commerciali, ma di venire in Palazzo Vecchio ad ascoltare chi ci spiega come affrontare questo lungo periodo di crisi globale.
La domanda che aleggia nel Salone più celebre di Firenze è sempre quella: come si fa ad essere ottimisti in un momento storico in cui il pessimismo ci assale e la paura ci domina? Eppure, se si riflette e si usa la ragione, l’ottimismo rimane sempre l’unico modo per guardare la realtà. E anche nel corso di questa edizione della “Festa dell’Ottimismo” lo si è capito bene: pensare positivo rimane l’unica ricetta per superare questo momento complicato per il Paese. 

Uno degli interventi più attesi della mattina è stato sicuramente quello di Paolo Gentiloni Silveri, recentemente nominato commissario europeo agli Affari economici e monetari.  Per l’ex presidente del Consiglio - intervistato da Claudio Cerasa - l’ottimismo non deve escludere il realismo; così Gentiloni ha lanciato uno spunto di riflessione agli ospiti della “Festa Fogliante”: se è vero che i sovranisti sono minoritari nel Parlamento europeo, è altrettanto vero che considerarli ininfluenti nel panorama politico fa correre il rischio di sottovalutarli. Essere ottimisti, insomma non basta. Serve qualcosa in più, “serve la convinzione delle nostre potenzialità”. E proprio l’Unione Europea può essere il vero argine al pessimismo. “L’Europa è indiscutibilmente il primo attore globale che oggi può battersi per le cose che contano e ci stanno a cuore”, come lo stato sociale, la parità di genere, la sfida ambientale. 

Anche Paolo Gentiloni non si è potuto sottrarre dal commentare il fenomeno più discusso di questi giorni, cioè quello delle “Sardine”, definendolo come un’offerta contro il populismo, la degenerazione politica e contro alcune forme di odio.

Altro intervento che ha suscitato molto interesse negli ospiti della “Festa dell’Ottimismo” è stato sicuramente quello del segretario generale della C.G.I.L. Maurizio Landini. Il suo discorso è stato principalmente concentrato sulla questione dell’Ilva, sulla necessità di salvare 20.000 posti di lavoro e sull’importanza di rimanere un Paese industriale e competitivo. 

E come al suo solito Landini è stato molto chiaro e non ha espresso dubbi su un aspetto fondamentale della questione di Taranto, cioè sullo scudo penale. Senza incertezze ha manifestato la necessità di ripristinarlo aggiungendo che: “chi deve fare investimenti ne ha bisogno. Va ripristinato. E’ stato un errore rimuoverlo e i partiti che lo hanno fatto hanno commesso un errore”. Il segretario della C.G.I.L. ha ammesso che “in questi mesi Mittal non ha lavorato per rispettare l’accordo, ma per andarsene”

Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha innanzitutto mandato un messaggio a Matteo Salvini, ribadendo che non c’è nessuna emergenza immigrazione. Non ha nascosto che l’obiettivo è rendere i territori più sicuri in termine di percezione. Ha poi aggiunto che la sicurezza passa dalle piccole cose, come l’illuminazione delle strade.

L’intervento di David Sassoli - neo presidente del Parlamento europeo - è stato tutto incentrato, come era prevedibile, sull’Europa. Si è soffermato sulla priorità di riformare il trattato di Dublino, evidenziando come la questione degli sbarchi sia una questione europea.

Interessante è stato l’ultimo intervento della mattinata di David Ermini, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Ha parlato della ferita profonda subita dal C.S.M. a seguito dello scandalo di questa estate delle nomine, della vicenda dei 251 magistrati, vincitori del concorso bandito nel 2017, che ancora attendono il decreto di nomina, del caso dell’Ilva e del contrasto tra le due procure. Non si è sottratto neppure alle domande sulla riforma della prescrizione che entrerà in vigore il 1° gennaio, ricordando che il Consiglio Superiore della Magistratura ha già chiarito che: “sospendere la prescrizione senza certezza sull’effettiva accelerazione dei procedimenti sarebbe un errore tecnico”.

Indubbiamente gli ospiti più attesi del pomeriggio sono stati Calenda e Renzi, i due personaggi politici che recentemente hanno formato due partiti - rispettivamente “Azione” e “Italia Viva” - uscendo dal Partito Democratico. 

Carlo Calenda, intervistato da Salvatore Merlo, al suo primo evento pubblico dopo la nascita del suo soggetto politico, non ha perso l’occasione di differenziarsi dalla scelta del P.D. di formare il governo con i Cinque Stelle. Ha accusato il Partito Democratico di avere, ad un certo punto, “cominciato a dire che i grillini erano fantastici e che Conte II era discontinuo rispetto al Conte”

Che Calenda non abbia mai amato la maggioranza “giallorossa” non è una novità per nessuno, così come non sorprendono i giudizi forti nei confronti di Salvini e degli esponenti dei Cinque Stelle.

In relazione al leader della Lega, l’ex ministro dello Sviluppo economico dei governi Renzi e Gentiloni, ha commentato che: “se noi pensiamo che un bullo in mutande al “Papeete” sia un pericolo, siamo preoccupati di cose che non esistono. Io credo che Salvini sia un incapace cronico, che intercetta l’odio e lo gestisce in modo spregiudicato”. Ha aggiunto poi che: “persone riformiste serie di questo Paese si sono convinte che si poteva sconfiggere il bullo del “Papeete”. Ma così lui vincerà sempre”.

Con riguardo alla Lezzi e a Toninelli ha brevemente commentato che questi, “in un altro Paese, farebbero un altro lavoro. Qui sono al governo, ma il problema è chi gli va dietro. Questi stanno governando con i voti del P.D. e dei riformisti italiani”.

E’ chiara la posizione del leader di “Azione”: populisti e sovranisti sono simili, “della stessa razza“ perciò “vanno combattuti e non certo lusingati”.

Matteo Renzi, invece, è stato intervistato dal direttore Claudio Cerasa. Ha parlato innanzitutto di “Italia Viva”, del futuro del nuovo soggetto politico da lui fondato, della speranza di “arrivare alle prossime elezioni facendo quello che ha fatto Macron in Francia”.
 
Renzi si è soffermato anche sul populismo e sul come questo fenomeno, ormai dilagante in tutto il mondo, abbia colori diversi. Si è dilungato su Matteo Salvini e sul “Papeete”, aggiungendo che la scommessa del l’ex vicepremier è, a suo parere, quella di rivestire i panni del leader della destra europea.

Ha espresso poi giudizi decisamente negativi sulle due riforme simbolo del precedente governo “gialloverde”. Ha definito il reddito di cittadinanza “diseducativo” in quanto  abitua a vivere di sussidi, senza lavorare. Ha aggiunto poi che nessuno fino ad oggi ha ancora trovato un’occupazione grazie a questo progetto. Ancora peggio è stato il giudizio sulla cosiddetta “quota 100”: ha puntualizzato che questa riforma consente a 150 mila persone di andare in pensione gravando sulle casse dello Stato per 20 miliardi.

Parlando anche di giustizia e di prescrizione, si è apertamente schierato orgogliosamente dalla parte della civiltà giuridica descritta e propugnata da Cesare Beccaria, e non certamente da quanti difendono il giustizialismo. Ha ammonito che il nostro Paese deve diventare civile e ha al riguardo aggiunto che “non c’è nessuna legge che ci fa diventare civili”.

In conclusione, da questa “Giornata dell’Ottimismo” fiorentina, si può essere fiduciosi sull’Italia. Ed anche se la paura ci assale, l’incompetenza ci blocca e la crisi economica ci soffoca, la stagione del pessimismo può terminare. È indispensabile però guardare al futuro con ottimismo e sfruttare le mille occasioni che il domani ci può riservare. Il futuro è una miniera di opportunità, ma è necessario dimenticare il qualunquismo, lo scetticismo e il vittimismo. 

Il pessimismo lo dobbiamo accantonare, non solo perché l’ottimismo è sempre il migliore strumento per affrontare le sfide quotidiane, ma anche e soprattutto perché siamo una popolazione che ha straordinarie potenzialità, ha grandi risorse, umane e culturali, e perché siamo un Paese apprezzato all’estero. Dunque, cari italiani, è possibile combattere e vincere l’immobilismo italiano, ed è possibile farlo solo attraverso un unico “vaccino”: l’ottimismo!

di Sonia Modi
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lunedì 21 ottobre 2019

OTTOBRE 2019: E’ PARTITO DAL BINARIO DELLA STAZIONE LEOPOLDA “ITALIA VIVA”





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Firenze, 21 ottobre 2019

OTTOBRE 2019: E’ PARTITO DAL BINARIO DELLA STAZIONE LEOPOLDA “ITALIA VIVA”

“LEOPOLDA 10 - ITALIAVENTINOVE” ovvero l’anno zero di una nuova esperienza politica che punta, più che a sottrarre voti al Partito Democratico, a conquistare l’interesse di coloro che non si riconoscono più nelle attuali forze politiche



La stazione Leopolda, ultimata nel 1848, è stata la prima stazione ferroviaria costruita a Firenze. Deve il proprio nome al Granduca Leopoldo II, regnante in Toscana all’epoca dell’edificazione.
 
A quei tempi costituiva il capolinea della prima linea ferroviaria Firenze-Livorno. Ben presto, nel 1860, fu dismessa per il convergere della linea sulla stazione Maria Antonia - dedicata alla consorte del Granduca - che sorgeva negli spazi dell’attuale stazione centrale di Santa Maria Novella. Fu adattata l’anno seguente, su progetto dell’architetto Giuseppe Martelli, per ospitare la prima Esposizione Nazionale dell’Italia Unita. Oggi la Leopolda è uno spazio storico-artistico suggestivo ed unico nel suo genere, adibita a sede per incontri, congressi e varie manifestazioni.
 
Indubbiamente però nell’immaginario collettivo il nome Leopolda è legato a Matteo Renzi. Tutto incominciò nel lontano 2010, quando il giovane e rampante sindaco di Firenze lanciava provocatoriamente la “rottamazione” della vecchia classe politica. Dieci anni fa un ragazzo di Rignano insegnò all’intero polveroso e vetusto ceto politico italiano che c’era una generazione pronta a prendersi il futuro e la direzione del Paese, senza chiedere il permesso a nessuno. 
 
Nel frattempo molte cose sono cambiate e il giovane “rottamatore” fiorentino è cresciuto, ha fatto il presidente del Consiglio e, alla guida del Partito Democratico, è riuscito a farlo volare fino al 41% ma, nel giro di poco tempo, è riuscito anche a farlo sprofondare al 18%.
 
Ridotto a minoranza in un partito che a molti nel suo interno sembrava essere sordo alle richieste del ceto di centro, liberal moderato, Matteo Renzi ha deciso di fondare un suo soggetto politico, “Italia Viva”, e di lanciarlo proprio al consueto appuntamento autunnale fiorentino. 
 
Dunque, questo appena concluso è stato per la Leopolda un compleanno di cambiamento e di profondo rinnovamento. Questo è stato il primo anno fuori dal Partito Democratico, senza molti compagni di viaggio che - almeno per ora - hanno deciso di rimanere nel partito di origine.
 
Ma ascoltando le tante persone intervistate in questi tre giorni si poteva scorgerel’entusiasmo dei partecipanti per essere finalmente protagonisti attivi di una formazione politica nuova, innovativa, giovane e femminista. 
 
Tra le persone incontrate e disposte a rilasciare le proprie riflessioni a L’Altra Opinione ci sono stati Franco e Luigina, simpatizzanti di Renzi fin dal 2012, e venuti alla Leopolda da Lecco con il camper. La loro storia, la loro passione per la politica e la loro età anagrafica (settantenni) hanno commosso Maria Elena Boschi che li ha scelti per farli partecipare come volontari alla kermesse del 2019.
 
Luigina non è una militante qualsiasi: in passato è stata consigliere comunale a Lecco per il P.S.I., militando nella corrente lombardiana. Ha poi aderito, dopo lo scioglimento del Partito Socialista, al P.D.S., D.S. ed infine al P.D..
 
Nel Partito Democratico – ha precisato - non si è mai sentita a “casa propria” poiché c’era sempre chi non perdeva occasione per ricordarle le sue origini socialiste. Nel P.D. ha sempre avvertito la presenza di “tanti comunisti massimalisti”, mentre ora, in Italia Viva, si sente parte attiva di questo partito. 
 
Ma l’evoluzione politica di Luigina è comune a quella di molte altre persone di quella generazione intervistate da L’Altra Opinione e che ora, con Italia Viva, sentono di essere entrati - dopo tanti anni - in casa propria, di aver ritrovato finalmente un tetto, anzi – come ha precisato un’intervistata -  un “Castello”!
 
I giovani e i giovanissimi ascoltati da L’Altra Opinione – molti dei quali già impegnati in formazioni politiche giovanili  – sentono la politica tradizionale  troppo paternalistica. Le nuove generazioni chiedono ai politici di farli coinvolgere, superando i vecchi schemi. I Millennials vedono in Renzi un politico interessante da ascoltare poiché prospetta loro una idea di futuro per l’Italia. 
 
Tra i partecipanti a questa Leopolda c’era anche una rappresentanza di Volt Italia – il movimento politico transnazionale e progressista che propone un nuovo modo di fare politica e un approccio paneuropeo alle varie tematiche – interessati ad ascoltare le proposte concrete di questa nuova formazione politica per vedere se e come collaborare concretamente.
 
Ma le ragioni della nascita, le speranze e gli obiettivi di questo Partito sono state chiarite a L’Altra Opinione da Ada Lucia De Cesaris ex assessore all’Urbanistica e all’Edilizia Privata ed ex vicesindaco del Comune di Milano, avvocato e tra i primi a partecipare al nuovo soggetto politico -. Ha spiegato le motivazioni “molto serie e molto profonde” che hanno condotto al divorzio con il Partito Democratico e ha parlato di un progetto di futuro diverso da quello del vecchio partito di provenienza.
 
L’ex vicesindaco ha descritto Italia Viva come un partito che intende occuparsi innanzitutto di futuro, lavoro e impresa, un partito che vuole rivolgersi anche e soprattutto a tutti coloro che da troppo tempo non votano più, che  non hanno più fiducia nella politica e pensano che  la politica non possa modificare il loro futuro.
 
Si è soffermata sui tanti giovani che si sono avvicinati a questa nuova formazione politica e ha puntualizzato come Italia Viva voglia, insieme a loro, “costruire proposte e occasioni che riguardino i giovani stessi, ma anche la vita di tutti noi”.
 
Ada Lucia De Cesaris ha ricordato l’impegno che il nuovo Partito ripone nel ridurre le diseguaglianze tra donne e uomini. Non basta parlare di pari opportunità – prosegue l’ex vicesindaco - ma occorre “creare le occasioni per partire insieme e avere la possibilità di esprimere le proprie capacità, le proprie competenze e il proprio merito”
 
Sul fenomeno globale dell’immigrazione, Italia Viva ritiene che con la paura non si possa governare; l’accoglienza non può essere infinita, deve essere guidata e deve essere sempre accompagnata all’integrazione – evidenzia Ada Lucia De Cesaris - ma allo stesso tempo non si può mai perdere di vista l’umanità e la solidarietà, perché indubbiamente: “quelle persone in fondo al mare ce le abbiamo tutte dentro al cuore e se non ce le abbiamo non abbiamo capito niente”.
 
Ma è naturalmente Matteo Renzi, nel discorso di chiusura di questi tre giorni fiorentini, a tirare le fila di della Leopolda 10. Tracciando i contorni di Italia Viva nell’ambito liberale moderato dello scacchiere politico, ha fatto appello proprio a chi non crede alla “casa dei sovranisti” e chi non si riconosce neppure in una alleanza strutturale Partito Democratico-Cinque Stelle.
 
Non disconosce ed anzi rivendica di aver fatto un tratto importante di strada insieme al P.D.. E così - prosegue il leader della Leopolda -  il Partito Democratico non è un avversario di Italia Viva e, nonostante la nascita del nuovo partito, Zingaretti e Franceschini rimangono amici.
 
 Va detto che chi in questi ultimi dieci anni ha seguito tutte le Leopolde può dire come in questo luogo simbolico ci sia sempre stato lo spirito di un vento di cambiamento, diverso ed originale della politica italiana, anche quando Renzi era segretario del Partito Democratico o presidente del Consiglio. Ma, indubbiamente, questa Leopolda si è dimostrata essere diversa da tutte le altre precedenti, finalmente autonoma, non più ingabbiata all’interno di un Partito che – evidentemente - era diventato troppo “altro”. Ora, dopo il battesimo alla Leopolda, la scommessa ambiziosa di Renzi è quella di portare il neonato Partito a raggiungere un consenso a doppia cifra.

di Sonia Modi
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